Urbano Cairo, presidente del Torino FC e di RCS MediaGroup, ha condiviso i suoi pensieri sullo stato del calcio italiano e sul suo mandato al Torino durante l’evento Sport Industry Talk organizzato dal Corriere della Sera a Roma. Cairo ha affrontato vari argomenti, tra cui la sostenibilità finanziaria del calcio, il suo futuro al Torino e la nazionale.
Cairo ha iniziato evidenziando il paradosso che il calcio ha dovuto affrontare negli ultimi 50 anni: “I costi stanno crescendo molto più velocemente dei ricavi. Non riguarda solo l’Italia; anche il calcio inglese, che vale 8,2 miliardi di euro, ha pesanti perdite con solo quattro squadre che realizzano profitti”.
Ha sottolineato la necessità di un nuovo approccio alla sostenibilità nel calcio: “Il calcio è diventato un’attività insostenibile. L’obiettivo è sempre quello di aumentare i ricavi, ma dobbiamo concentrarci sul contenimento dei costi”. Cairo ha suggerito che il governo dovrebbe sostenere il calcio, dati i suoi significativi contributi fiscali e l’impatto positivo sull’umore del paese, citando il successo di Euro 2021 come esempio.
Per quanto riguarda le possibili soluzioni, Cairo ha proposto: “Il cinema ha il suo credito d’imposta; perché non concederlo al calcio in cambio di investimenti nei vivai? E poi ci sono gli stadi… Pensa all’ecobonus, parliamo di 120-140 miliardi. Immagina quanti stadi avresti potuto ristrutturare con solo il 2% di quella cifra.”
Parlando del suo mandato al Torino, Cairo ha spiegato: “Ho preso in mano il Torino 19 anni fa quando il sindaco mi ha chiamato, preoccupato per un possibile fallimento della società. Ci sono state stagioni migliori e peggiori, ma siamo stati costantemente in Serie A per 13 anni.” Ha aggiunto: “Non voglio restare al Torino per sempre, ma credo sia giusto lasciarlo a qualcuno più ricco e capace di me. Quando sono arrivato, non c’erano nemmeno i palloni da calcio; vorrei lasciarlo a qualcuno con quei 20-30 milioni che io non ho e per i quali non voglio indebitarmi.”
Sul tema della proprietà straniera nel calcio italiano, Cairo è stato cauto: “Non si possono fare generalizzazioni. Il fondo Elliott ha fatto bene al Milan, così come Commisso a Firenze. Ma il calcio non è facile, i soldi non bastano. Molti, soprattutto americani, investono qui perché i prezzi delle squadre italiane sono molto competitivi rispetto a quelli americani”.
In vista delle prossime elezioni presidenziali della Federcalcio italiana, Cairo ha sottolineato la necessità di unità: “C’è bisogno di una maggiore unità di intenti che coinvolga tutto il movimento per superare questo periodo difficile”.
Infine, commentando la nazionale di Spalletti, Cairo ha espresso ottimismo: “Sembra aver apportato le giuste correzioni rispetto all’Europeo, che ovviamente ci ha deluso. Ha fatto bene a coinvolgere giocatori che in quel momento non potevano giocare, come Tonali, e soprattutto a puntare sui giovani. Stiamo vivendo una fase molto positiva e credo davvero che possa dare belle soddisfazioni”.