Probabilmente è una cosa ovvia, ma se il Milan dovesse avere una stagione negativa, diverse figure chiave si troverebbero sul banco degli imputati.
Come riporta questa mattina La Gazzetta dello Sport (vedi sotto), il Milan si è ritrovato al settimo posto in classifica in Serie A e anche se vincesse la partita in meno contro il Bologna non salirebbe più in alto.
Non sappiamo quanti posti arriveranno alla Champions League 2025-26, se quattro come al solito o cinque, ma i rossoneri sono comunque lontani sia dal quarto che dal quinto posto. La partita di sabato deve trasmettere il messaggio che l’obiettivo minimo non è già in grave pericolo.
Né il Milan né la Juventus possono davvero fare a meno della UCL, perché la sostenibilità dei rispettivi progetti sarebbe in gioco senza i milioni di ricavi che la competizione porta. Infatti, finire fuori dai posti qualificati costringerebbe i proprietari a grandi riflessioni.
Paulo Fonseca non sarà l’unico a rispondere di un potenziale fallimento. Ogni allenatore rischia il licenziamento in caso di ripetuti risultati negativi e lui non fa eccezione, ma se la stagione finisse male, tutti sarebbero in discussione.
All’interno di un club di proprietà americana, con economia e dati come stella polare, la catena di comando è la principale responsabile. Ciò significa che l’amministratore delegato Giorgio Furlani e il consigliere speciale Zlatan Ibrahimovic sarebbero sotto esame.
Hanno approvato le scelte e le hanno sottoposte all’azionista di maggioranza, Gerry Cardinale, per l’approvazione. Poi c’è Geoffrey Moncada che è il direttore tecnico e ha una grande influenza sugli acquisti e sulla costruzione della squadra, quindi anche il suo lavoro sarà giudicato a giugno.
Una vittoria sulla Juve, dopo aver sconfitto Inter e Real Madrid, certificherebbe lo spirito del gruppo e ridurrebbe il divario in classifica a una mera questione di adattamento alla nuova era. Una sconfitta vedrebbe aprirsi una nuova crisi e probabilmente porrebbe fine a qualsiasi speranza di titolo prima di dicembre.